domenica 4 maggio 2014

Balla Coi Pesci: Kevin Costner testimonial della Rio Mare. Uno squallore da non credere.

Appena l’ho vista, non ci potevo credere. L’ho dovuta rivedere un paio di volte.
Parlo della pubblicità televisiva di una nota marca di tonno, la Rio Mare, che ha scelto come testimonial della sua ultima campagna l’attore Kevin Costner.
Kevin Costner con le coprotagoniste dello spot Rio Mare [Fonte: www.engage.it]

Lo spot, ambientato nella costiera amalfitana, ha suscitato vibranti polemiche perché i produttori hanno deciso di utilizzare la computer grafica per modificare il paesaggio, alterando così la genuinità e la bellezza dei luoghi: nello specifico, l’antica torre saracena realmente presente su quel tratto di costa, è stata “sostituita” con un faro. Ma non è su questo aspetto che voglio soffermarmi. Ciò che ha colpito me (e non solo me, credo) è la profonda “tristezza” di questa pubblicità, realizzata in due versioni che differiscono l'una dall'altra solo per alcuni dettagli. La trama, in poche parole, si può così riassumere: l’attore americano si trasferisce in una località litoranea in Italia, presumibilmente attratto dalla bellezza dei luoghi ma soprattutto ingolosito, per sua stessa ammissione, dalle delizie culinarie (come mai in Italia? “perché avete una grande cucina e un grande tonno”, è la sua profonda riflessione); il suo arrivo scatena, manco a dirlo, una tempesta ormonale nelle donne del posto.
Tre di queste (le più fortunate? non so, fate voi) vengono invitate a pranzo da Costner, nuovo inquilino del faro sul mare, che le conquista definitivamente dosando con sapienza fascino e cortesia, nell’ambito di un indimenticabile pasto a base di tonno e pomodori. Ora, non è certo la prima volta che star internazionali (del cinema e non solo, compreso lo stesso Costner) si prestano a reclamizzare prodotti di vario genere. Ma
a) c’è modo e modo di farlo, e
b) i risultati possono rivelarsi profondamente diversi.
Nel bene e nel male. E potremmo citare svariati esempi, in un senso e nell’altro.
Ma nel caso di Kevin Costner e della Rio Mare, si è giunti a livelli di squallore difficilmente ripetibili (spero): va bene che il tonno vive in mare, ma qua si è davvero toccato il fondo. E per tutta una lunga serie di motivi.
In primo luogo, secondo la logica di questo spazio promozionale, Costner dovrebbe essere una star e un sex symbol. A prescindere dal fatto che ormai, artisticamente parlando, la stella del regista e protagonista di Balla Coi Lupi si è oscurata già da parecchio tempo (subito dopo i primi anni ‘90), ciò che lascia interdetti è il volerlo far passare ancora oggi come oggetto del desiderio femminile. Ed è un tentativo che può solo naufragare miseramente al cospetto di un’immagine che non è più neanche lontana parente di quella dei tempi andati. E non mi riferisco a fattori anagrafici: sia uomini che donne possono continuare ad essere belli, o affascinanti, o addirittura sexy perfino in età più avanzata rispetto a quella di Costner (che, ricordiamolo, ha solo 59 anni). Il problema è innanzitutto un altro: rispetto ai tempi in cui faceva sognare le donne, Kevin è imbolsito in maniera imbarazzante. E questa è la prima cosa che salta all’occhio di chi (e credo non siano pochi) non lo vedeva da diverso tempo. Il risultato più immediato ed evidente è che l’appesantito attore californiano (peraltro con occhi semichiusi alla Bud Spencer) finisce soltanto per inscenare una misera parodia di se stesso, nella quale si riduce a fare stancamente il piacione, oltretutto con ben poca convinzione e partecipazione. Senza contare che a questa immagine, già di per sé poco edificante, non giova sicuramente la scelta di un abbigliamento simil-briatoresco versione estiva (camicione bianco, calzoni marroni e mocassini): questa mise, indossata per giunta con scarsa naturalezza, a me personalmente ha riportato alla mente alcune fotografie di un ormai vecchio e pingue Anthony Quinn. Inoltre, l’ex Robin Hood del grande schermo recita in questo commercial ancor peggio di quanto facesse in molti dei suoi film (non per niente vinse ben tre Razzie Awards come peggior attore), gigioneggiando con un’aria indolente e palesemente annoiata. Come se tutto questo non bastasse a trasmettere inequivocabilmente il messaggio di una (ex) star palesemente alla frutta, a peggiorare ulteriormente le cose ci si mettono pure una sceneggiatura degna di un bimbo dell’asilo, un doppiaggio del tutto fuori synch, e dei dialoghi non solo banali ma addirittura ridicoli nella sostanza.
Partiamo dalla constatazione che (a rafforzare l’idea di un Costner sex symbol in declino) le tre coprotagoniste femminili dello spot non sono certo delle bellezze, bensì donne ormai addentro agli "-anta", delle quali una ricorda vagamente, per dimensioni, uno scaldabagno. E se il suo peso e quello di Kevin sono il risultato di quanto mangiano, allora temo che per la popolazione mondiale di tonni (già a rischio estinzione) sia davvero arrivata la fine. In tutto questo, il “bel” Kevin decanta le delizie gastronomiche italiche facendo sfoggio di forbito eloquio (“ah, la cucina italiana”, oppure “Rio Mare, così…buonissimo!”) mentre si sollazza, da vero gourmet, nientemeno che con, udite udite, tonno&pomodori (!). Della serie, attento a non sprecarti. E qui, davvero, viene voglia di suicidarsi, o, meglio ancora, di gettare l’adiposo Kevin giù dalla terrazza sul mare: cosa c’entra la tipicità della cucina italiana con un’insalata di tonno e pomodori? Che, come sanno anche le pietre, viene preparata a crudo; ma che, cosa ancor più agghiacciante, è reperibile praticamente in qualunque angolo del mondo. E che non è certo la ricetta italiana per antonomasia. In altre parole: cazzo Kevin, ma per mangiarti una lattina di tonno sottolio accompagnata da pomodori era addirittura necessario trasferirti in Italia? Guarda che avresti potuto farlo senza alcuna difficoltà anche restando a Los Angeles! Ma ecco che, quasi a farci dimenticare questa totale incongruenza, a questo punto dello spot il vecchio gattone Kevin spara le ultime cartucce del suo (quasi nullo) fascino residuo: con mossa felpata e noncurante, piazza al centro della tavola un solitario fiorellino in un misero micro-vasetto. E qui, di fronte ad un gesto di tale galanteria e anche (ma sì, dai) bollente sensualità, una delle tre signore (che poi è quella che l’ha “puntato” fin dal suo arrivo in paese e che è l’unica un po’ presentabile delle tre) si scioglie letteralmente di fronte allo charme del suo famoso anfitrione, senza riuscire a trattenere un’esclamazione con voce rotta dall’emozione e dal desiderio: “che tenero!”. Apprezzamento che il Kevin ormai nazionalpopolare finge di non cogliere nelle sue romantiche implicazioni, attribuendolo invece a quel tonno che per lui è indissolubilmente associato alla peculiarità della gastronomia italiana, e di cui è così ghiotto da aver cambiato continente per poterlo gustare appieno: “certo, è così tenero che si taglia con un grissino”. E giù risatine adulanti da parte delle sue commensali (più svogliate e condiscendenti quelle del nostro consumato seduttore), che sfumano poi per lasciar spazio ad un lapidario slogan pronunciato dalla voce fuori campo di Costner (o più precisamente, del suo doppiatore): “Rio Mare: So Good”. Fine dello spot: finalmente e per fortuna. Infatti, i meno forti a questo punto hanno già vomitato più volte. I più coraggiosi, invece, ancora non credono a quanto hanno assistito. E aspettano che questa reclame (come si diceva in tempi antichi) venga trasmessa di nuovo per sincerarsi di non avere sognato. O meglio, di non aver avuto un incubo. E non dovranno aspettare troppo. Visto che questo così riuscito spot viene riproposto con cadenza martellante. E, ahimè, non è il solo: dopo questo apripista, è iniziata la diffusione di una nuova puntata della saga di “Balla Coi Pesci”. In questo sequel (non ancora disponibile su youtube ma reperibile sul sito www.riomare.it), il nostro stagionato dongiovanni è alle prese con i filetti di salmone, mentre si lascia andare ad allusioni nei confronti della solita ospite innamorata, invitata stavolta a pranzo insieme al marito, designato cornuto in pectore in modo più che evidente. E mi fermo qui, perché non ho la forza di affrontare anche quest’altro penoso spot. [Fredi Mereu]

lunedì 17 febbraio 2014

Elezioni regionali Sardegna. Francesco Pigliaru è il nuovo Governatore


 
Il neo presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru [Fonte: www.formiche.net]
E’ ufficiale, Francesco Pigliaru è il nuovo presidente della Regione Sardegna. Con lui il centrosinistra torna alla guida dell’Isola. Il Governatore uscente Ugo Cappellacci ha telefonato all’avversario per complimentarsi con lui. Molto distanziata dai primi due contendenti Michela Murgia, quarto Mauro Pili. Questi i dati delle ore 19 circa, quando risultavano scrutinate oltre la metà delle sezioni: Francesco Pigliaru 42,41 %, Ugo Cappellacci 39,67 %, Michela Murgia 10,41 %, Mauro Pili 5,79 %, Pier Franco Devias 0,99 %, Luigi Sanna 0,70 %. Pigliaru ha ribadito che farà tutto “quanto promesso in campagna elettorale”, formando una squadra di governo “adeguata alla sfida che abbiamo davanti”. Il neo Governatore ha anche espresso apprezzamento per la telefonata di cortesia ricevuta da Cappellacci. (Fredi Mereu)

Elezioni regionali Sardegna. Astensionismo record. Dati parziali aggiornati alle 14,30: Pigliaru in testa, Cappellacci staccato di circa 5 punti. Segue a grande distanza la Murgia, quarto Pili. I dati definitivi non prima della tarda serata

Urna elettorale: immagine simbolo [Fonte: www.icnv.it]

Il vero vincitore è l’astensionismo. Già da ieri sera, l’unico dato sicuro e definitivo è quello relativo all’affluenza alle urne. Ha votato il 52,23 % degli aventi diritto. Praticamente, un sardo su due ha scelto di non esprimersi. Una scelta che ha le sue radici sicuramente nello spirito di protesta contro i tradizionali schieramenti di centrodestra e centrosinistra, ma anche nell’assenza del Movimento Cinque Stelle in queste consultazioni. Alle elezioni politiche dell’anno scorso, il movimento fondato da Beppe Grillo era risultato il partito più votato nell’Isola. Evidentemente, gli elettori pentastellati “orfani” hanno preferito astenersi piuttosto che ri-indirizzare la propria preferenza verso un altro movimento “alternativo” come quello guidato da Michela Murgia. E qui arriviamo appunto ai primi dati sui risultati, tenendo presente che nel momento in cui scriviamo sono ancora pochissime le sezioni già scrutinate. Ma la tendenza è quella che vede Francesco Pigliaru, candidato del centrosinistra, in testa con il 44,56% dei voti, seguito dal leader del centrodestra e Governatore uscente Ugo Cappellacci con il 38,28 %. Piuttosto distaccata, come accennavamo, la scrittrice Michela Murgia, terza con il 10,10 % dei voti. Alle sue spalle Mauro Pili, con il 5,48 %. Percentuali minime, infine, per gli altri due candidati, Pier Franco Devias (1,03 %) e Luigi Sanna (0,53). Sarà necessario attendere ancora diverse ore per avere dati più definitivi. Anche perché pare che, per ragioni procedurali, lo spoglio sia iniziato in ritardo rispetto alla tabella di marcia. (Fredi Mereu)

venerdì 14 febbraio 2014

Elezioni regionali Sardegna. A due giorni dal voto, tracciamo un profilo dei candidati governatori delle coalizioni principali e riassumiamo i loro programmi. 2) Murgia e Pili


A due giorni dal voto per le elezioni regionali, tracciamo un breve profilo degli aspiranti Governatori e riepiloghiamo sommariamente i loro programmi. Oggi ci occuperemo di altri due candidati: Michela Murgia, leader della coalizione Sardegna Possibile, e Mauro Pili, candidato dello schieramento Unidos.

 
Michela Murgia [Fonte: pbs.twimg.com]

Michela Murgia è nata a Cabras, nell’oristanese, nel 1972. E’ sposata. Da ragazza intraprende un percorso di formazione tecnica ad Oristano, lavorando come cameriera per pagarsi gli studi. In seguito, frequenta l’Istituto di Scienze Religiose nello stesso capoluogo. Negli anni ’90 insegna religione in diverse località della Sardegna, per poi dedicarsi a vari altri lavori, da messo notificatore ad impiegata, da grafico e portiere notturno a telefonista. A questo punto diventa scrittrice, pubblicando nel 2006 il suo primo libro Il mondo deve sapere - Diario tragicomico di una telefonista precaria, ispirato proprio alla sua esperienza lavorativa in un call center. Dal romanzo vengono tratte un’opera teatrale omonima (di David Emmer e Teresa Saponangelo) e la sceneggiatura per il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. La carriera di autrice prosegue negli anni successivi con Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede (2008), e soprattutto Accabadora (2009), tradotto in decine di lingue e vincitore di diversi premi nazionali. Nel 2011 pubblica  Ave Mary. E la Chiesa creò la donna, e nel 2012 L’incontro e Presente (quest’ultimo con altri tre autori). Scrive anche altri racconti inseriti all’interno di raccolte antologiche. Collabora con diversi periodici e quotidiani ed è socia onoraria del Coordinamento Teologhe Italiane. Nel corso degli anni, partecipa anche ad alcune iniziative a sostegno del giornalismo e della lettura. A livello politico, si dichiara pubblicamente indipendentista nel 2010. Sostiene da simpatizzante prima il movimento IRS – Indipendentzia Repubrica de Sardigna, e successivamente ProgReS – Progetu Repubrica. Nell’agosto del 2013 decide di presentarsi alle elezioni regionali dell’anno successivo come candidata presidente della coalizione Sardegna Possibile, sostenuta da tre liste di cui una politica (il già citato movimento ProgReS), e due civiche (Comunidades e Gentes). Tra i candidati presenti nelle liste, svariati rappresentanti della società civile, attivisti di movimenti, e anche qualche esponente politico di area non indipendentista o civica, che ha abbracciato il progetto coagulatosi intorno alla figura della scrittrice. Emblematico, in questo senso, il caso di Valentina Sanna, ex presidente regionale del PD. La Sanna, da sempre voce critica all’interno del partito, si era alla fine dimessa l’estate scorsa manifestando un profondo dissenso sulle politiche e sull’organizzazione interna del PD, sia a livello nazionale che regionale. Michela Murgia e le forze che la sostengono propongono un programma elettorale che parte dalla presa di distanza dalla politica tradizionale di centrodestra e centrosinistra, considerata responsabile della grave situazione economico-sociale sarda in quanto asservita ai poteri forti e incapace di ascoltare i bisogni dei cittadini e del territorio. Da questa premessa, si sviluppa una proposta imperniata sulla valorizzazione e sullo sviluppo del patrimonio culturale, archeologico, naturalistico e agroalimentare, sulla difesa del territorio e sulla riorganizzazione delle politiche energetiche e della salute. Il progetto non intende perseguire questi scopi ai soli fini turistici, ma si pone l’obiettivo di dare all’Isola una più incisiva capacità decisionale e gestionale su alcuni settori strategici come quelli della filiera dell’agricoltura e dell’allevamento, dell’energia e dei trasporti. Il tutto dovrà avvenire attraverso un continuo ascolto della voce dei cittadini: in quest’ottica, è nata l’idea delle Coronas de Logu, una sorta di consigli di cittadinanza che diano concreta attuazione ad una democrazia di tipo partecipativo, in cui le decisioni non vengano calate dall’alto. Sotto alcuni profili, la visione politica della Murgia si avvicina a quella del Movimento Cinque Stelle. E dal momento che questo soggetto politico ha deciso di non presentarsi alle consultazioni regionali, è presumibile che la coalizione guidata dalla Murgia possa intercettare i voti di almeno una parte dell’elettorato pentastellato. A conferma di questo, svariati esponenti del M5S stanno sostenendo, perlomeno ufficiosamente, la candidatura della scrittrice di Cabras. Di contro, nel corso della campagna elettorale, Michela Murgia è stata attaccata dai suoi avversari degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Il Governatore uscente Ugo Cappellacci l’ha accusata di predicare bene e razzolare male, in quanto la sua corsa a Villa Devoto sarebbe sponsorizzata in maniera occulta da armatori privati, tra cui Gianni Onorato. La scrittrice ha annunciato che sporgerà querela contro Cappellacci e ha smentito con forza questa ipotesi, ribadendo la trasparenza nella raccolta e nella gestione dei fondi per la campagna elettorale. Anche dal centrosinistra sono arrivate critiche alla Murgia, accusata da alcuni (come il regista Paolo Virzì) di sottrarre voti alla sinistra a tutto vantaggio di Cappellacci. Sulla questione del “voto utile” si è espresso anche Matteo Renzi durante la sua recente visita in Sardegna a sostegno della candidatura di Francesco Pigliaru. Secondo il segretario nazionale del PD (e prossimo premier), “la Murgia non ha alcuna possibilità di vittoria, quindi un voto dato a lei può mettere a posto la coscienza ma avvantaggia la destra”. Lo stesso Renzi e Pigliaru hanno anche rimproverato alla scrittrice di essere fautrice di un progetto “fatto solo di idealità”, privo di “cose concrete”. La Murgia ha ribattuto agli attacchi liquidando la questione del “voto utile” con un netto rifiuto delle logiche compromissorie: “Accettare il compromesso e turarsi il naso: me lo dicevano anche al call center. Ma il futuro non si fa coi passi indietro”. Per quanto concerne, invece, le accuse sulla vacuità delle sue proposte, la Murgia ha risposto illustrando in più occasioni i provvedimenti concreti riportati sul programma elettorale. Inoltre, ha accomunato i propri avversari di entrambi gli schieramenti, individuandoli come corresponsabili dell’attuale situazione dell’Isola. “Centrodestra e centrosinistra – ha sottolineato la scrittrice – hanno difeso in Sardegna gli stessi interessi”. Ecco perché l’autrice rivendica di porsi come elemento di rottura rispetto alle logiche seguite finora, affermando che una vittoria della propria coalizione rappresenterebbe “uno storico momento di cambiamento”.

 

Mauro Pili [Fonte: lanuovasardegna.gelocal.it ]
Mauro Pili è nato a Carbonia nel 1966. E’ figlio di Domenico, noto esponente del PSI sardo e già consigliere e assessore regionale fra gli anni ’80 e ‘90, protagonista di vicende giudiziarie in seguito alle quali è stato condannato in via definitiva per corruzione aggravata. Il figlio Mauro mastica pane e politica fin da giovane, partecipando, fra le altre cose, alla promozione del referendum contro le basi NATO in Sardegna. Giornalista in ambito regionale, lavora sia per la carta stampata che per testate televisive. Nel 1993, a 27 anni, si pone a capo di una lista civica e viene eletto sindaco di Iglesias, mandato che ricoprirà anche nella legislatura successiva. Poi passa a Forza Italia, di cui diventerà in seguito coordinatore regionale per un anno, dal 2000 al 2001. Ma ancor prima, forte dell’investitura di Silvio Berlusconi, si candida alle elezioni regionali del 1999. Le vince con il 53,7 % dei voti, diventando, a 32 anni, il più giovane presidente della Regione nella storia autonomistica. E’ nota la vicenda relativa al suo discorso di insediamento, che riportava errori e dati sbagliati sulla Sardegna: il testo risultò copiato fin nei dettagli dal programma di Formigoni per la Lombardia. Non una novità per l’enfant prodige sulcitano, che anche all’esame per l’esercizio della professione giornalistica era stato coinvolto in una vicenda analoga. In ogni caso, a causa dei meccanismi della legge elettorale in vigore all’epoca, Pili non ottiene in Aula i numeri sufficienti per la fiducia al suo esecutivo. E’ quindi costretto ad abbandonare l’incarico dopo pochi mesi. Due anni dopo, Pili diventa nuovamente Governatore. Stavolta ad incoronarlo non sono le urne, bensì i voti dell’Assemblea che, dopo le dimissioni di Mario Floris, gli consentono di ottenere una assai traballante maggioranza fino al 2003. In quegli stessi anni, Pili è membro di diversi organismi di rappresentanza regionale in ambito nazionale ed europeo. Partecipa anche alla competizione per le regionali del 2004 ma viene sconfitto da Renato Soru, imprenditore e fondatore di Tiscali e candidato della coalizione di centrosinistra Sardegna Insieme. Nel 2006 Pili viene inserito nelle liste elettorali per la Camera dei deputati e ottiene un seggio a Montecitorio, ricoprendo anche il ruolo di capogruppo forzista. Viene riconfermato alla Camera anche nel 2008 e nel 2013. Nel corso della sua esperienza parlamentare, Pili si concentra soprattutto sui temi dei rapporti fra Stato e Regione, in particolare sulla continuità territoriale. Nella primavera dello scorso anno, Pili viene indagato dalla Procura del capoluogo sardo per falso ideologico in relazione alla visita in carcere al presidente del Cagliari Calcio Massimo Cellino. Il patron della società rossoblu era allora detenuto in via cautelare, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori di adeguamento dello stadio Is Arenas di Quartu Sant’Elena. Pili, recatosi a trovarlo in veste di deputato al carcere di Buoncammino, era accompagnato dall’ex calciatore e dirigente sportivo Gigi Riva. L’accusa è quella di aver fatto entrare l’ex campione nella struttura penitenziaria in maniera fraudolenta, accreditandolo per iscritto come suo portaborse. Riva ha accusato Pili di avergli fatto firmare un foglio del quale non conosceva il contenuto, ma si è ritrovato anch’egli indagato, insieme allo stesso Pili e a Sergio Zuncheddu, editore dell’Unione Sarda. Tornando alle vicende politiche, nello scorso autunno Pili lascia FI e confluisce nel Gruppo Misto. Decide di presentarsi alle elezioni regionali del 2014 a capo della coalizione Sardegna unita, formata dalle liste Unidos Mauro Pili, Fortza Paris, Soberania, Mauro Pili Presidente. Il programma di governo prende le mosse dall’affermazione dell’identità sarda, attraverso una rivendicazione dei propri diritti e della propria autonomia dalle logiche partitiche, sia di destra che di sinistra, imposte a livello nazionale. L’obiettivo dichiarato è quello di difendere gli interessi dell’Isola e rimetterne in moto l’economia. A questo proposito, Pili ha manifestato l’intenzione di puntare, tra l’altro, sul “rilancio dell’immenso patrimonio dei nuraghi”. Secondo il deputato sulcitano, la civiltà nuragica rappresenta una potenziale ricchezza da oltre 2 miliardi di euro, capace di garantire un posto di lavoro per ogni nuraghe e di rappresentare un formidabile volano nella promozione del brand Sardegna sul mercato turistico internazionale. Questo sistema archeologico può andare infatti ad integrarsi “in un’unica filiera che abbracci artigianato, agricoltura, allevamento, enogastronomia, cultura, turismo”. A proposito di allevamento e dei morbi che flagellano il comparto, Pili richiama l’attenzione sulla necessità di “un piano strategico, straordinario e urgente”, per “debellare lingua blu e peste suina”. L’ex esponente di FI sostiene anche la necessità di tutelare il territorio consentendo un’attività edilizia che si concentri “non solo sul numero dei  metri cubi come hanno fatto Soru e Cappellacci”. Occorre invece “introdurre la qualità come base di ogni pianificazione”. Il concetto della qualità, accompagnato da quello dell’efficienza, dovrebbe ispirare, secondo Pili, anche una riorganizzazione del settore della Sanità. Un obiettivo raggiungibile solo “con un utilizzo corretto delle risorse”, e attraverso “una gestione che non sia nelle mani di una politica il cui unico obiettivo è quello di sistemare gli amici”. (Fredi Mereu)

giovedì 13 febbraio 2014

Nuovi sviluppi sull'atroce vicenda di Marius, il cucciolo di giraffa ucciso dai responsabili dello zoo di Copenaghen. Nuove deliranti dichiarazioni del dirigente della struttura: "ucciso perchè di troppo". E ancora: "interessante per i bambini vederlo sezionato e poi sbranato". Le assurde scuse per non affidare l'animale ad altri zoo

Nuovi sviluppi sull'atroce vicenda di Marius, il cucciolo di giraffa ucciso dai responsabili dello zoo di Copenaghen. Ci eravamo già occupati di questa triste e vergognosa storia (vedi post del 09 02 2014). Nei giorni scorsi Bengst Holst, il direttore scientifico della struttura finito nella bufera e subissato di proteste da ogni parte del mondo, ha rilasciato delle nuove dichiarazioni ancor più scioccanti delle precedenti.


Il povero Marcus e il suo dolce sguardo [Fonte: www.lastampa.it]
In primo luogo, il dirigente ha smentito che Marius sia stato soppresso perché nato da un accoppiamento fra consanguinei. Pare che la verità sia un'altra, ancora più assurda: l'animale era semplicemente "di troppo"! Secondo un'intervista riportata sul sito de La Stampa, Holst avrebbe spiegato in tutta tranquillità che "quella giraffa, in base alle analisi genetiche della popolazione di appartenenza, era in eccesso. Lo zoo di Copenaghen fa parte di un’associazione di decine di zoo in Europa che incrocia i dati e valuta il patrimonio genetico da preservare". Di fronte alle rimostranze di chi gli faceva notare che un essere vivente non è solo un mucchio di cromosomi, e che comunque altre strutture si erano offerte di adottare il cucciolo, il direttore non si è scomposto. Marius non è stato dato ad uno zoo inglese, che si era proposto per l'affidamento, poichè la struttura britannica "appartiene alla nostra associazione, e che quindi ha lo stesso problema, dal nostro punto di vista. In base al codice genetico la giraffa è di troppo". Ma il piccolo esemplare non è stato dato nemmeno ad un giardino zoologico svedese, esterno al circuito di cui fa parte quello danese: "non ci fidiamo, quello zoo non fa parte dell’associazione e non ha lo stesso codice [...] noi abbiamo regole molto rigide, noi non avremmo mai potuto vendere quella giraffa". Che squisita sensibilità. Infatti l'hanno ucciso a colpi di pistola e sezionato di fronte ad adulti e bambini, per poi usare la carne per nutrire i carnivori ospiti della struttura. Ma il direttore di mengeliana memoria non trova nulla di strano anche in questo. "Il cuore di una giraffa è interessantissimo, è enorme - è la sua delirante risposta - E secondo me è istruttivo per un bambino vedere com’è fatto un animale da dentro". E naturalmente un bambino non può aspettare fino alla morte naturale dell'animale, per soddisfare cotanta curiosità scientifica. Holst sottolinea come le autopsie degli animali vengano eseguite sempre, ma la genialata è che "stavolta abbiamo pensato che farla vedere potesse essere interessante". D'altronde, precisa lo scienziatucolo a beneficio di chi non se ne fosse accorto, "la giraffa non è un animale che si vede tutti i giorni per strada". Per fortuna anche quelli come lui non si vedono tutti i giorni a capo dei giardini zoologici. Infatti Holst, non pago di aver detto tante assurdità, difende a spada tratta anche la decisione di aver dato in pasto al pubblico (mi si perdoni il gioco di parole) lo spettacolo della carcassa del povero cucciolo sbranata dai leoni. "Quello che è successo in quella gabbia - afferma il direttore - è quello che succede tutti i giorni nella natura. I più forti mangiano i più deboli". E poi fornisce l'ennesima prova di non possedere il più piccolo barlume di sensibilità, carità ed empatia: "mi sorprendo che ci si scandalizzi per queste cose e mi sorprendo che stia accadendo tutto questo per quella giraffa". Già, avevamo dimenticato che fosse solo una giraffa. E per giunta di soli 18 mesi. E che, come ammesso dallo stesso Holst, fosse "sanissima". E che, quindi, debba morire in modo atroce semplicemente per una stupida e crudele decisione umana. Le cui motivazioni, peraltro, hanno la stessa consistenza di un discorso di Antonio Razzi. Purtroppo, a differenza delle sconnesse argomentazioni del senatore di Forza Italia, non fanno ridere per niente. Infatti, la criminale decisione dello staff dello zoo danese è stata censurata non solo dall'opinione pubblica e da autorevoli organismi di protezione degli animali, ma in prima battuta da altre strutture zoologiche europee. Lo dimostra il fatto che diverse di queste avessero dato la propria disponibilità ad accogliere il povero Marius. E non crediamo che questi zoo siano amministrati da irresponsabili pronti ad infrangere a cuor leggero regole o prassi consolidate su presunti patrimoni genetici da tutelare. Discorsi che si qualificano solo per quello che sono: deliri di onnipotenza di reminiscenza nazista. Che fanno inorridire anche se applicati agli animali. Perché si tratta comunque di esseri viventi. E nel caso specifico di Marius, non esisteva alcun motivo oggettivo per abbatterlo. Era sano e non rappresentava alcun pericolo né per sé, né per altri uomini o animali. Aveva solo due sfortune. La prima era quella di essere nato in cattività. La seconda era quella di appartenere ad uno zoo il cui direttore scientifico non è un essere umano. (Fredi Mereu)
Il corpo del cucciolo sezionato in pubblico [Fonte: www.lastampa.it]

Elezioni regionali Sardegna. A tre giorni dal voto, tracciamo un profilo dei candidati governatori delle coalizioni principali e riassumiamo i loro programmi. 1) Cappellacci e Pigliaru


A tre giorni dal voto per le elezioni regionali, tracciamo un breve profilo degli aspiranti Governatori delle coalizioni principali e riepiloghiamo sommariamente i loro programmi. Oggi ci occuperemo dei due candidati che, secondo gli ultimi sondaggi (ovviamente tutti da confermare) sarebbero in testa nella corsa per la presidenza della Sardegna: andando in ordine alfabetico, Ugo Cappellacci per lo schieramento di centrodestra, e Francesco Pigliaru per quello di centrosinistra.

 

Ugo Cappellacci.
Ugo Cappellacci [Fonte: upload.wikimedia.org]
Cagliaritano classe 1960, è figlio di Giuseppe (commercialista di Silvio Berlusconi negli anni ‘80) e nipote di Carlo Meloni (che fu tra i 18 estensori dello Statuto sardo, nonché sindaco di Iglesias nell’immediato dopoguerra). E’ sposato e ha tre figli. Laureato in Economia e Commercio, ha poi seguito specializzazioni e corsi a Milano, Roma e Pisa. E’dottore commercialista. Nel suo curriculum lavorativo figurano, oltre alla libera professione, collaborazioni di varia natura con enti universitari, società di ricerca pubbliche e private, istituti bancari. Tra le altre cose, dal 2001 al 2003 fu presidente della Sardinia Gold Mining, una società di cui era azionista di maggioranza una multinazionale prima australiana e poi canadese. La compagnia ottenne negli anni ’90 importanti concessioni di ricerca aurifera nel territorio di alcuni comuni della Marmilla. Attività poi definitivamente cessate entro la prima decade del nuovo millennio. L’introito economico per la Sardegna e per le zone direttamente interessate fu minimo, ma l’impatto ambientale fu devastante. Sono tuttora al centro delle cronache varie “bombe” ambientali come quella del famoso lago di cianuro a Furtei. Nel 2003 Cappellacci entra in politica nelle file di Forza Italia, al cui interno rivestirà poi i ruoli di commissario provinciale, coordinatore provinciale, coordinatore regionale e membro dell’ufficio di presidenza. Nello stesso periodo ricoprirà l’incarico di assessore al Bilancio prima nella giunta regionale Pili-Masala, poi dal 2004 al 2008 nell’amministrazione comunale di Cagliari guidata per due volte dal compagno di partito Emilio Floris. Nel 2009 viene eletto Governatore della Sardegna con il 51,88 % dei voti. E’ stato anche componente, a vari livelli, di diversi organismi rappresentativi delle Regioni, sia in ambito nazionale che europeo. E’ stato coinvolto in diverse vicende giudiziarie, alcune connesse alla sua attività politica, altre attinenti al suo ruolo in consigli di amministrazione societari. Gli sono stati contestati, a vario titolo, i reati di truffa, corruzione, abuso d’ufficio, bancarotta. Cappellacci è stato prosciolto dalle accuse in due processi (caso Cisi-Fideuram e crac della municipalizzata di Carloforte). Sono invece ancora in corso i procedimenti sulla P3 e i relativi appalti per l’energia eolica, e sul crac Sept Italia. Attualmente Cappellacci cerca la riconferma a presidente della Regione proponendo agli elettori un programma imperniato su un modello di sviluppo fondato sulla green economy, ma soprattutto sulla ipotetica e controversa realizzazione della Zona Franca Integrale per l’Isola. In particolare, Cappellacci individua quattro step fondamentali: azzeramento dell’IRAP per le imprese locali, dimezzamento del costo del carburante alla pompa per i sardi, calo del 50 % dei costi dell’energia elettrica per famiglie e imprese isolane, creazione di un distretto agro-industriale-energetico capace di creare 10mila nuovi posti di lavoro. L’inquilino uscente di Villa Devoto promette inoltre l’attuazione di politiche sulla prima casa, sul contrasto alla disoccupazione, sul risparmio nella Sanità, sulla valorizzazione dell’identità culturale e dei prodotti della Sardegna. Durante la campagna elettorale, Cappellacci ha anche voluto rivendicare alcuni risultati già raggiunti o in via di conseguimento da parte del suo esecutivo. Viabilità regionale con particolare riferimento all’apertura dei cantieri per la Sassari-Olbia, continuità territoriale, fondi regionali di garanzia e credito per famiglie e imprese, riduzione del 70 % dell’IRAP. Il presidente uscente ha anche attaccato, in diverse circostanze, i candidati avversari fra cui Francesco Pigliaru, considerato un “Topo Gigio manovrato da qualcun altro”, nonché uno di quei vecchi esponenti di centrosinistra “che dopo aver sbagliato tutte le terapie e aver ridotto l’Isola sul lastrico [si riferisce ai tempi della Giunta Soru, NDR], parlano come se fossero alla loro prima esperienza”. Secondo Cappellacci, Pigliaru sarebbe il “padre della tassa sul lusso, oltre che di un famoso progetto di programmazione territoriale avviato in pompa magna e naufragato totalmente”. Ecco perché, a suo giudizio, la candidatura dell’economista sassarese sarebbe “una scelta disperata e dell’ultimo minuto”, dettata solo dal ritiro della candidatura di Francesca Barracciu. L’ex consigliere regionale, poi europarlamentare, era uscita vincitrice dalle primarie ma poi era stata coinvolta nell’inchiesta, tuttora in corso, sull’improprio utilizzo dei fondi ai gruppi consiliari.

 
 
 
Francesco Pigliaru [Fonte: www.formiche.net]
Francesco Pigliaru, nato a Sassari nel 1954, è figlio del filosofo orunese Antonio, autore del “Codice della vendetta barbaricina”. E’ sposato e padre di un figlio. Laureato in Scienze Politiche, ha poi conseguito specializzazione a Milano e master a Cambridge, prima di insegnare all’estero e in Italia, dove è attualmente professore ordinario di Economia politica presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari. Dal 2009 è anche pro-rettore dello stesso Ateneo. In passato è stato direttore del CRENoS (Centro Ricerche Economiche Nord-Sud), nonché membro del consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna. E’ autore di svariate pubblicazioni scientifiche. Entra in politica nel 2003, unendosi alla squadra di Renato Soru (imprenditore fondatore di Tiscali) per formare la lista Progetto Sardegna nell’ambito della coalizione Sardegna Insieme, che vincerà le elezioni regionali del 2004. Pigliaru sarà anche uno dei co-autori del programma elettorale. Nella Giunta Soru, Pigliaru viene nominato assessore alla Programmazione e Bilancio, ma si dimette dall’incarico nel 2006 in polemica con lo stesso presidente, al quale contesta soprattutto l’eccessivo decisionismo e accentramento di potere. Durante questa esperienza amministrativa, Pigliaru è stato l’ispiratore del programma Master and Back, finalizzato ad incentivare l’assunzione in Sardegna di giovani che avessero conseguito percorsi di formazione specializzata all’estero. E’ stato anche il principale promotore della “vertenza entrate”, attraverso la quale la Regione ha reclamato dallo Stato quote tributarie di propria spettanza mai corrisposte. All’inizio dello scorso mese di gennaio, Pigliaru è stato scelto come candidato Governatore dal PD, pur non essendo un membro iscritto. Inizialmente, le primarie tenute dal partito nel settembre 2013 avevano indicato come aspirante presidente Francesca Barracciu, ex consigliere regionale e attuale parlamentare europea. Ma il suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria sull’utilizzo dei fondi ai gruppi consiliari ha portato al ritiro della sua candidatura, sostituita da quella di Pigliaru. Il programma elettorale elaborato dall’economista esprime la volontà di mettere al centro dell’attenzione le persone, investendo sulla formazione, cercando di assicurare maggior partecipazione al mercato del lavoro, garantendo parità di genere e solidarietà generazionale. Per quanto riguarda l’istruzione, Pigliaru ha sottolineato durante la campagna elettorale la volontà di concentrarsi sulla scuola non solo dal punto di vista culturale, ma anche edilizio, per ottenere così un duplice risultato sia in termini di messa in sicurezza degli edifici, che di aumento dell’occupazione nel settore delle costruzioni. Il candidato del centrosinistra ha anche manifestato l’intenzione di affrontare i problemi della riqualificazione territoriale, delle bonifiche ambientali e del sostegno all’agricoltura e al turismo. Strumentali ad alcuni di questi obiettivi sono l’esigenza di una adeguata tutela del bene-paesaggio, di un potenziamento del sistema dei trasporti interni ed interregionali, e di uno snellimento della macchina burocratica. Nel corso delle convention elettorali, Pigliaru ha attaccato più volte il presidente uscente Ugo Cappellacci per l’azione di governo di questi anni, definita “disastrosa” perché frutto di “incompetenza, ignoranza, sciatteria” sotto tutti i punti di vista. Secondo l’economista, “occorrerà un gran lavoro per rimediare a 5 anni in cui è stato fatto peggio che niente, uno sfascio totale”. E adesso i colpevoli starebbero cercando di coprire il disastro con “le solite politiche berlusconiane del fumo negli occhi”. A questo proposito, il docente universitario giudica “irricevibile, inaccettabile ed incomprensibile” l’idea di Cappellacci sull’istituzione di una Zona Franca Integrale per la Sardegna. Secondo Pigliaru, la proposta sarebbe totalmente priva di coperture finanziarie, e avrebbe quindi effetti disastrosi sui conti pubblici a causa dei mancati introiti fiscali che comporterebbe.
(Fredi Mereu)

domenica 9 febbraio 2014

Copenaghen, dirigenti dello zoo decidono di uccidere cucciolo di giraffa con un colpo di pistola. La sua colpa? Essere nato da un accoppiamento fra consanguinei. Il corpo senza vita esibito e sezionato in pubblico, destinato ad utilizzi scientifici e a nutrire i carnivori ospitati nella struttura danese. Proteste da tutta Europa.


Ucciso con un colpo di pistola alla testa. E poi sezionato affinché il suo corpo potesse servire in parte per studi scientifici e in parte per nutrire i carnivori presenti nello zoo che lo ospitava.
Il povero Marcus e il suo dolce sguardo
E' stata questa l'orribile fine di Marius, un cucciolo di giraffa di soli 18 mesi. Colpevole soltanto di essere nato da un accoppiamento fra consanguinei. Tecnicamente, era il frutto di un rapporto endogamico (fra parenti). Un principio vietato dalle regole degli zoo europei. Ecco perché, nonostante l’animale godesse di ottima salute e fossero pervenute richieste di adozione da parte di diverse strutture, il direttore scientifico dello zoo di Copenaghen, Bengt Holst, si è mostrato irremovibile. Anche di fronte alla mobilitazione dell’opinione pubblica in Danimarca e in altri Paesi europei. Petizioni e appelli non sono serviti a salvare la vita di un essere vivente innocente e indifeso. Eppure, sarebbe bastato, al limite, castrare il cucciolo. Infatti, l’obiettivo doveva essere solo quello di impedirgli di riprodursi: si voleva evitare la consanguineità nel gruppo per tutelare la salute genetica della popolazione delle giraffe in cattività. Holst, interpellato da testate giornalistiche danesi e svedesi, ha sottolineato che “i geni di Marius sono già ben rappresentati nello zoo”, e che l’animale non è stato soppresso con un’iniezione letale per non contaminare la carne e poterla utilizzare per sfamare i carnivori ospiti della struttura. “Sarebbe stato assolutamente sciocco – ha rilevato questo sensibile personaggio – buttare via qualche centinaio di chili di carne”. Già, carne. Solo carne. E al massimo qualche gene. Solo questo, per il direttore dello zoo, era un povero animale, un cucciolo, che non aveva alcuna colpa. E che non era nato in qualche savana africana, ma in cattività e per giunta in seguito ad un accoppiamento che forse si poteva prevenire, solo a causa dell’egoismo e della stupidità umana. In base alla quale un essere vivente è solo un qualcosa da tenere imprigionato e da esporre per il proprio piacere o per la propria curiosità. E sempre a questo proposito, la cosa peggiore di questa triste e vergognosa storia è che il corpo senza vita dell’animale è stato mostrato al pubblico come un trofeo. E poi sezionato al cospetto di adulti e bambini. Che hanno potuto contemplare il macabro spettacolo e scattare fotografie a futura memoria di questa "edificante" esperienza.
L’ENPA ha fatto sapere che si rivolgerà anche al Parlamento Europeo per protestare contro un evento "gravissimo e inaccettabile e di una barbarie inaudita, che viola oltre che ogni logica, numerose normative". Contestualmente, l'ente italiano per la protezione degli animali ha invitato la gente "a non visitare giardini zoologici e altre strutture di cattività". Anche dalla stessa Danimarca e da vari altri Stati europei, fioccano le proteste per questa scioccante vicenda.
Ma incredibilmente, come già sottolineato, il responsabile scientifico della struttura zoologica danese si è preoccupato soltanto del fatto che i geni di Marius fossero già ben rappresentati nello zoo. Anzi, si è mostrato meravigliato del clamore suscitato dalla vicenda, ricordando che in un parco a nord di Copenaghen, per esempio, ogni anno vengono abbattuti 700-800 cervi per tenerne sotto controllo il numero.
Forse allora dovremmo cominciare anche ad abbattere un certo tot di stronzi per tenerne sotto controllo il numero. E per quanto mi riguarda, saprei da chi cominciare.
Sarà pure vero quanto affermato da questo spietato dirigente a proposito dei geni di Marcus.
Ma è altrettanto vero che i geni della stupidità, della cattiveria, dell’insensibilità, dell’arroganza, della mancanza di empatia sono ben rappresentati nella popolazione umana. A partire dal direttore Holst e da tutti coloro che si sono resi partecipi, direttamente e non, di questo schifoso crimine contro natura e dell’ulteriore vilipendio successivo. (Fredi Mereu)

Il corpo del cucciolo sezionato di fronte ad un pubblico di adulti e bambini

sabato 8 febbraio 2014

Renzi vuole un Pd militante: casa per casa a cercare voti. Il "rottamatore" a Cagliari per sostenere Pigliaru nella corsa alla presidenza regionale. Scuola e lavoro le priorità per la Sardegna. Attacchi a Cappellacci e Murgia


Renzi a Cagliari [Fonte: www.sardegnaoggi.it]
Collegialità e senso di appartenenza ad una comunità, ma anche responsabilità individuale nel mettersi in gioco in prima persona per ottenere cose concrete. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi ha voluto lanciare questo pomeriggio dalla Fiera di Cagliari agli elettori del suo partito. Il “rottamatore” è stato protagonista di un intervento di circa trenta minuti a sostegno della campagna elettorale di Francesco Pigliaru, candidato presidente del centrosinistra alle elezioni regionali del prossimo 16 febbraio. I due sono arrivati sul palco preceduti dalle note di alcune canzoni dei Beach Boys (tra cui un’allusiva “Good Vibrations”), e sono stati presentati alla platea dal senatore e segretario regionale del Pd Silvio Lai. Renzi ha pienamente sposato la tesi, esposta pochi minuti prima da Pigliaru, secondo cui la scuola deve essere il primo settore da cui ripartire per uscire dalla crisi. E questo sia a livello educativo e formativo (“saremo un Paese civile quando si troverà lavoro perché si conosce qualcosa e non qualcuno”), sia sul piano edilizio. Mettere in sicurezza gli edifici scolastici, secondo il leader del Pd, è una priorità regionale e nazionale da attuare anche a costo di sforare dai patti di stabilità. “Dobbiamo andare in Europa – afferma il sindaco di Firenze – sapendo di dover mettere a posto i nostri bilanci” ma anche sostenendo con fermezza che “la stabilità dei burocrati di Bruxelles non vale la stabilità dei tetti delle scuole dei nostri figli”. Altra emergenza per la Sardegna è il lavoro, tema sul quale Renzi ha attaccato ironicamente l’attuale Governatore Ugo Cappellacci: “ha detto che mi rullerà come ha già rullato Veltroni, ma finora ha rullato voi sardi, perché aveva promesso 100mila posti di lavoro, ed effettivamente ci è andato vicino, perché la cifra è 80mila, ma in meno! ”. Occupazione diminuita anche nel settore turistico, sottolinea il segretario, perché oggi “venire nell’Isola costa di più rispetto ad altre zone europee concorrenti”. Attualmente, secondo Renzi, “la Sardegna è come un’auto in sosta con le quattro frecce inserite”. Sta agli elettori decidere che, con Pigliaru presidente, questa terra “possa togliere le quattro frecce e ripartire”. Ma perché Pigliaru possa vincere le elezioni, sottolinea Renzi, è necessario che il popolo isolano del Pd lo sostenga “ri-innamorandosi della politica”, e smettendola “con la rassegnazione e con l’idea che le colpe siano sempre degli altri”. Al contrario, è necessario “mettersi in gioco in prima persona, coinvolgendo le persone casa per casa, facendo uno sforzo di civiltà nell’andare a chiedere il voto anche a chi finora votava centrodestra”. Perché “in un Paese civile – prosegue Renzi riferendosi alle sue recenti aperture al dialogo nei confronti di Berlusconi – le regole del gioco si scrivono insieme”. E a proposito di dialogo, insiste il segretario, “è sicuramente bello comunicare via mail, Facebook o Twitter”, ma è ancora più bello “parlare con le persone guardandole negli occhi”. E questo, afferma il “rottamatore” strizzando l’occhio al suo pubblico, è ancora più vero “per voi Sardi, che avete dei valori umani e culturali ancor più profondi del vostro fantastico mare”. Ma Renzi insiste soprattutto sulla sua visione comunitaria di un Pd in cui “è vero che ci sono ancora molti limiti e spesso si  litiga troppo”, ma che proprio per questo dimostra di non essere espressione “solo di un leader che decide da solo”. Anzi, secondo il primo cittadino fiorentino (che ha voluto salutare anche il suo compagno di partito e sindaco di Cagliari Massimo Zedda) l’anima del partito è costituita “dalle tante persone intelligenti come FrancescaBarracciu, capaci anche di fare un passo indietro per il bene comune”. La Barracciu era stata indicata inizialmente attraverso le primarie come candidata alla presidenza della Regione, ma in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta sull’uso improprio dei finanziamenti pubblici ai gruppi consiliari era stata poi sostituita da Pigliaru (pare anche dietro pressioni dello stesso Renzi). Nel corso del suo monologo il leader del Pd ha anche evidenziato come il suo partito sia, a suo parere, l’unica “vera sinistra che è anche concretezza”, in contrapposizione non solo “ad una destra che ci ha già fatto vedere cosa non sa fare”, ma anche “ad una sinistra come quella di Michela Murgia, in cui c’è solo idealità”. La candidata presidente della coalizione Sardegna Possibile, afferma Renzi, “è una scrittrice che amo e che avrà ancora più tempo per scrivere perché non vincerà”. “E siccome la Murgia non ha alcuna possibilità di vittoria – prosegue il segretario – un voto dato a lei è in definitiva un voto regalato alla destra”. E soprattutto “votare per la Murgia mette a posto  la coscienza – è l’ammonimento – ma votare per Pigliaru mette a posto la Sardegna”. Il “rottamatore” ha chiuso il suo intervento rimarcando ancora una volta che il futuro degli elettori sardi del Pd “non dipende da un signore venuto da fuori a dire cose strane”, ma dipende da loro stessi. Dopo un augurio di in bocca al lupo a Cagliari e alla Sardegna, Renzi ha abbandonato il palco e si è unito ai suoi sostenitori, mentre dagli altoparlanti risuonava una non casuale “Don’t stop me now” dei Queen. (Fredi Mereu)


venerdì 7 febbraio 2014

Colonel, cane militare N.A.T.O. catturato dai talebani


In Afghanistan i talebani hanno fatto prigioniero un “colonnello”. A quattro zampe. Sì, perché Colonel è il nome di un cane catturato dai talebani circa un mese fa, dopo un conflitto a fuoco contro forze Nato avvenuto nella provincia di Laghman, a est della capitale Kabul. Gli insorti hanno diffuso nelle ultime ore un video in cui si vede l’animale, un mansueto Malinois Belga, con il suo equipaggiamento fissato sul dorso: torcia, telecamera, GPS. Il portavoce talebano Zabiullah Mujahid, raggiunto telefonicamente dai media, ha precisato che il cane gode di buona salute e che non viene maltrattato. E in effetti, nel video Colonel appare tranquillo e a suo agio. Questa sensazione generale sembra confermata anche dai movimenti della coda dell’animale. Secondo fonti statunitensi, il cane sarebbe stato perso da una unità britannica durante un’operazione antiguerriglia. La vicenda riaccende i riflettori sul largo impiego, da parte dei reparti Nato, di cani antibomba o, comunque, addestrati a perlustrare percorsi o edifici. L’obiettivo è quello di evitare trappole esplosive o altre insidie. E pare che le percentuali di successo siano altissime. Tanto che, secondo dati di pochi anni fa, nel solo Afghanistan ne risultavano impiegati 650. Ovviamente, ricadono su questi poveri animali tutti i rischi annessi e connessi a queste pericolosissime attività. Senza dimenticare i traumi correlati: secondo statistiche americane, il 5 % dei cani impiegati in teatri di guerra soffre di sindrome postbellica. I migliori amici dell’uomo vengono così “ripagati” per la loro fedeltà, adattabilità e intelligenza: sin dagli albori della storia rischiano la vita in guerre che sono un prodotto esclusivo dei peggiori istinti umani. E se qualcuno si fosse illuso che queste barbare usanze fossero solo un retaggio di tempi ormai superati, viene bruscamente richiamato alla realtà dalle notizie provenienti dai fronti di guerra. Resta solo da sperare che l’utilizzo dei robot sui campi di battaglia, per il momento solo sperimentale, consenta al più presto di restituire ai nostri nobili amici a quattro zampe il solo posto che meritano. Quello di affettuosi compagni delle nostre vite e di generosi aiutanti nelle attività civili. (Fredi Mereu)   
Colonel, il cane soldato delle forze britanniche catturato dai talebani [www.corriere.it]

giovedì 6 febbraio 2014

Assurdità. Barbara Palombelli: "Meredith bruttina, Knox e Sollecito belli sempre: questa la loro colpa"




Barbara Palombelli [Fonte: www.sorrisi.com]
Meredith Kercher [Fonte: www.ultimenotizieflash.com]




















Non ci si può credere. Non c’è più limite alle cazzate che certe persone credono di poter dire. E magari sperando di ammantarle con un’aura di autorevolezza. Non che si avesse bisogno di ulteriori prove, ma la giornalista Barbara Palombelli ha voluto fornire un’ennesima conferma in questo senso. La moglie di Rutelli era ospite ieri sera a Quarto grado, il programma di Rete 4 condotto da Gianluigi Nuzzi. Argomento della discussione, il processo d’appello bis che ha recentemente condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa britannica Meredith Kercher, compiuto a Perugia nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre del 2007. I due erano stati inizialmente condannati in primo grado, poi assolti in appello nel 2011. Nel 2010, in relazione allo stesso delitto, l’ivoriano Rudy Guede era già stato condannato in via definitiva, con rito abbreviato, per concorso in omicidio e violenza sessuale. Ora, secondo l’autorevole parere della Palombelli, ci sarebbe una fondamentale verità, “un fattore che nessun processo potrà rimuovere…”. E per chi non ci arrivasse da solo, la conduttrice di Forum, dopo una pausa che nelle sue intenzioni dovrebbe essere carica di suspense, condivide con i comuni mortali le sue pillole di saggezza: “La vittima era una ragazza bruttina, il colpevole designato era un ragazzo di colore, loro due sono belli sempre […] e questa credo che sia una colpa comunque imperdonabile […] in questi anni la loro bellezza è sempre stata sottolineata come una colpa”. A questo punto, il conduttore Gianluigi Nuzzi si è subito dissociato, anche a nome dei telespettatori, dalle deliranti affermazioni della sua ospite, e ha mandato in onda la pubblicità. Ora, io non so se Amanda Knox e Raffaele Sollecito siano colpevoli o innocenti. E non ho nemmeno mai seguito il processo, né la vicenda mediatica, dal 2007 ad oggi: queste cose non mi appassionano. Perciò le lascio volentieri, rispettivamente, ai giudici e ai cronisti, possibilmente a quelli seri e competenti. E non voglio neppure sapere cosa intendesse dire, o dimostrare, o denunciare, la Palombelli con le sue assurde parole. So solo che gli unici fatti certi sono due. Uno è la barbara uccisione di una ragazza di quasi 22 anni. L’altro è un processo che, come spesso accade in Italia, si è trasformato in spettacolo. E in questo show sguazzano senza ritegno, da anni, commentatori e opinionisti della più varia natura. Che, frequentemente, hanno licenza di dire cazzate. E, in casi come questo, di uccidere due volte.
A prescindere da qualsivoglia intenzione o considerazione, sottolineare che la vittima fosse una ragazza (presunta) bruttina è solo una enorme manifestazione di stupidità, insensibilità e mancanza di rispetto sia verso la stessa Meredith che, soprattutto, verso i suoi familiari. Essere belli potrà pure essere una colpa in determinati contesti, come dice la Palombelli. Ma fare certe affermazioni meschine è sicuramente una colpa più grave. (Fredi Mereu)  

Amanda Knox [Fonte: wordpress.com]


Raffaele Sollecito [Fonte: www.thehindu.com]

Un sussulto di dignità. Grasso: "Il Senato si costituirà parte civile al processo sulla compravendita dei senatori"

Un sussulto di dignità istituzionale. Forse. Si spera. Lo ha manifestato ieri il presidente del Senato, Pietro Grasso. L’ex procuratore nazionale antimafia ha deciso, nonostante il parere contrario del suo Ufficio di presidenza (10 voti a 8), che il Senato si costituirà parte civile al processo sulla presunta compravendita di senatori. In questo procedimento giudiziario, che si svolgerà presso il Tribunale di Napoli, è imputato anche Silvio Berlusconi. Nel 2006, il Cavaliere avrebbe “comprato” con tre milioni di euro il senatore Idv Sergio De Gregorio affinché questi passasse al centrodestra, facendo così mancare numeri a sostegno del Governo Prodi allora in carica. Secondo i magistrati, questi fatti sarebbero avvenuti all’interno del Senato o, comunque, sarebbero relativi alla dignità di questa Istituzione. Ecco perché, secondo Grasso, vi è “un ineludibile obbligo morale” da parte del Senato di partecipare all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattito. Un dibattito che, va detto ad onor del vero e per stemperare eccessive aspettative, verosimilmente non arriverà mai al suo pieno compimento: la prescrizione per Berlusconi scatterà nell’ottobre del 2015.  Al di la di questo, bisogna precisare subito che la decisione di Grasso, a termine di regolamento, è ineccepibile: sentiti i pareri degli organi competenti, il presidente dell’Assemblea ha facoltà di decidere autonomamente. E in un Paese normale una decisione del genere non avrebbe niente di straordinario, se si considera la gravità dei fatti che saranno oggetto del processo partenopeo. Ma l’Italia non è un Paese normale. E l’imputato Berlusconi non è un cittadino come gli altri. Mai. Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una scandalosa escalation di norme ad hoc, leggi ad personam e ad aziendam, approvate quasi sempre anche con il concorso di quelle forze politiche (Pd in testa) che avrebbero dovuto opporsi allo sfascio normativo, istituzionale e morale. E invece lo hanno appoggiato, traendone a propria volta vantaggi diretti e indiretti. Non è questa la sede per ripercorrere queste vicende. Ma è indubbio che questi inciuci hanno finito per diventare una triste abitudine. Un qualcosa di irrinunciabile. Tanto è vero che, proprio quando il Cavaliere era stato finalmente dichiarato decaduto dalla carica di Senatore in seguito a condanna definitiva per frode fiscale, ci ha pensato subito il neo segretario Pd Matteo Renzi a riabilitarlo politicamente. E a sottoscrivere con lui, al di fuori degli appropriati contesti istituzionali, un quantomeno inopportuno accordo sulla nuova legge elettorale da sottoporre poi al Parlamento. Una bozza di legge elettorale calibrata essenzialmente sulle esigenze di Berlusconi (che recenti sondaggi danno in forte risalita), e che cambia ben poco rispetto al famigerato Porcellum, dichiarato finalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale dopo “soli” 7 anni. Insomma, tutto questo non fa altro che dimostrare per l’ennesima volta che, in qualche modo, Berlusconi deve sempre essere il manovratore della vita politica del Paese: anche quando esce dalla porta, poi deve rientrare perlomeno dalla finestra. Ovviamente, con la massima legittimazione politica possibile. E ogni tentativo, ancorché minimo e perfettamente legittimo, di mettere in dubbio questo stato di cose, solleva immancabilmente un polverone. Ed è ben triste che qualunque dibattito sul merito delle singole questioni politiche e giudiziarie, venga subito radicalizzato, personalizzato e svilito dai politicanti di professione, fino a ridurlo unicamente ad un “pro o contro Silvio”. Infatti, tornando alla decisione di Grasso di costituire il Senato parte lesa al processo sulla compravendita dei senatori, si è scatenata subito la reazione scandalizzata dei berluscones. La senatrice forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati chiede senza mezzi termini le dimissioni di Grasso, reo di aver “stracciato tutte le regole, le norme, la dignità del Senato” e di aver “dismesso il ruolo istituzionale per assumere un ruolo politico contra personam”. Come volevasi dimostrare. Ancor più banale Mara Carfagna (FI), che accusa il presidente del Senato di aver attuato “l’ennesima forzatura per portare avanti una persecuzione nei confronti Silvio Berlusconi”. Non poteva esimersi dal commentare anche colui che del Senato è vicepresidente, ovvero Maurizio Gasparri (FI): “decisione gravissima, vergognosa, lesiva di regole istituzionali e rapporti politici e personali”, che “non potrà restare priva di conseguenze”, e sulla quale richiama “l’attenzione del presidente della Repubblica”. Ci sarebbe piaciuto che Gasparri avesse manifestato lo stesso sacro sdegno almeno per qualcuna delle numerosissime leggi porcata approvate negli ultimi 20 anni a favore del suo leader, magari a cominciare da quella stessa legge Gasparri che avrebbe dovuto riordinare il sistema radio televisivo. Ma ad attaccare Grasso non sono soltanto i fedelissimi di Berlusconi. Anzi, su questo tema si ricompattano nostalgici ex alleati (che presto lo saranno ancora per esigenze elettorali) come Fabrizio Cicchitto (Ncd): “Grasso? Ho paura che sia uno degli ultimi regali che una persona assai simpatica come Bersani ci ha fatto...”.Se ne è fregato dell’Ufficio di presidenza, prendendo una decisione che arriva in un momento politico delicatissimo e complica ulteriormente le cose”. E non manca ovviamente il figliol prodigo Pierferdinando Casini (UDC), tornato proprio in questi giorni all’ovile di Silvio dopo aver fiutato i venti di poltrona portati alle sue narici dalla nuova bozza di legge elettorale. Casini usa toni più morbidi, ma precisa che “è grave spaccare il Senato o l’organo di presidenza su un giudizio di carattere morale espresso dal Presidente. Spero che oggi in apertura di seduta voglia dare spiegazioni”. E ancora: “E’ una decisione insindacabile ma non indiscutibile. Quando si coinvolge il Consiglio di presidenza e si chiede un parere, “gentlemen’s agreement” vuole che al parere ci si rifaccia. E’ il parere del Senato”. Esplicitamente contrari alla decisione del presidente del Senato, pur con sfumature diverse, anche Lega Nord, Scelta Civica, Gal e Per l’Italia. Massimo sostegno a Grasso, invece, dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle: attraverso il capogruppo Maurizio Santangelo, premettono che “tutto il gruppo è favorevole” alla decisione di Grasso. E notano che “finalmente l’istituzione del Senato restituisce dignità ai senatori ed ai cittadini che sono all’esterno. A difesa di Grasso si levano anche alcune voci dal PD: in una dichiarazione congiunta, i senatori Valeria Fedeli, Rosa Maria Di Giorgi, Angelica Saggese, Silvana Amati, Luciano Pizzetti affermano che “la compravendita dei senatori è un fatto molto grave che ha umiliato il Senato e la nostra democrazia”, e che “il presidente Grasso ha compiuto un atto dovuto”. Anche il loro capogruppo Pierluigi Zanda, ritiene che Grasso non abbia fatto altro che esercitare un “dovere istituzionale regolarmente previsto”. (Fredi Mereu)

Il presidente del Senato Pietro Grasso [Fonte: it.wikipedia.org]