giovedì 6 febbraio 2014

Un sussulto di dignità. Grasso: "Il Senato si costituirà parte civile al processo sulla compravendita dei senatori"

Un sussulto di dignità istituzionale. Forse. Si spera. Lo ha manifestato ieri il presidente del Senato, Pietro Grasso. L’ex procuratore nazionale antimafia ha deciso, nonostante il parere contrario del suo Ufficio di presidenza (10 voti a 8), che il Senato si costituirà parte civile al processo sulla presunta compravendita di senatori. In questo procedimento giudiziario, che si svolgerà presso il Tribunale di Napoli, è imputato anche Silvio Berlusconi. Nel 2006, il Cavaliere avrebbe “comprato” con tre milioni di euro il senatore Idv Sergio De Gregorio affinché questi passasse al centrodestra, facendo così mancare numeri a sostegno del Governo Prodi allora in carica. Secondo i magistrati, questi fatti sarebbero avvenuti all’interno del Senato o, comunque, sarebbero relativi alla dignità di questa Istituzione. Ecco perché, secondo Grasso, vi è “un ineludibile obbligo morale” da parte del Senato di partecipare all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattito. Un dibattito che, va detto ad onor del vero e per stemperare eccessive aspettative, verosimilmente non arriverà mai al suo pieno compimento: la prescrizione per Berlusconi scatterà nell’ottobre del 2015.  Al di la di questo, bisogna precisare subito che la decisione di Grasso, a termine di regolamento, è ineccepibile: sentiti i pareri degli organi competenti, il presidente dell’Assemblea ha facoltà di decidere autonomamente. E in un Paese normale una decisione del genere non avrebbe niente di straordinario, se si considera la gravità dei fatti che saranno oggetto del processo partenopeo. Ma l’Italia non è un Paese normale. E l’imputato Berlusconi non è un cittadino come gli altri. Mai. Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una scandalosa escalation di norme ad hoc, leggi ad personam e ad aziendam, approvate quasi sempre anche con il concorso di quelle forze politiche (Pd in testa) che avrebbero dovuto opporsi allo sfascio normativo, istituzionale e morale. E invece lo hanno appoggiato, traendone a propria volta vantaggi diretti e indiretti. Non è questa la sede per ripercorrere queste vicende. Ma è indubbio che questi inciuci hanno finito per diventare una triste abitudine. Un qualcosa di irrinunciabile. Tanto è vero che, proprio quando il Cavaliere era stato finalmente dichiarato decaduto dalla carica di Senatore in seguito a condanna definitiva per frode fiscale, ci ha pensato subito il neo segretario Pd Matteo Renzi a riabilitarlo politicamente. E a sottoscrivere con lui, al di fuori degli appropriati contesti istituzionali, un quantomeno inopportuno accordo sulla nuova legge elettorale da sottoporre poi al Parlamento. Una bozza di legge elettorale calibrata essenzialmente sulle esigenze di Berlusconi (che recenti sondaggi danno in forte risalita), e che cambia ben poco rispetto al famigerato Porcellum, dichiarato finalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale dopo “soli” 7 anni. Insomma, tutto questo non fa altro che dimostrare per l’ennesima volta che, in qualche modo, Berlusconi deve sempre essere il manovratore della vita politica del Paese: anche quando esce dalla porta, poi deve rientrare perlomeno dalla finestra. Ovviamente, con la massima legittimazione politica possibile. E ogni tentativo, ancorché minimo e perfettamente legittimo, di mettere in dubbio questo stato di cose, solleva immancabilmente un polverone. Ed è ben triste che qualunque dibattito sul merito delle singole questioni politiche e giudiziarie, venga subito radicalizzato, personalizzato e svilito dai politicanti di professione, fino a ridurlo unicamente ad un “pro o contro Silvio”. Infatti, tornando alla decisione di Grasso di costituire il Senato parte lesa al processo sulla compravendita dei senatori, si è scatenata subito la reazione scandalizzata dei berluscones. La senatrice forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati chiede senza mezzi termini le dimissioni di Grasso, reo di aver “stracciato tutte le regole, le norme, la dignità del Senato” e di aver “dismesso il ruolo istituzionale per assumere un ruolo politico contra personam”. Come volevasi dimostrare. Ancor più banale Mara Carfagna (FI), che accusa il presidente del Senato di aver attuato “l’ennesima forzatura per portare avanti una persecuzione nei confronti Silvio Berlusconi”. Non poteva esimersi dal commentare anche colui che del Senato è vicepresidente, ovvero Maurizio Gasparri (FI): “decisione gravissima, vergognosa, lesiva di regole istituzionali e rapporti politici e personali”, che “non potrà restare priva di conseguenze”, e sulla quale richiama “l’attenzione del presidente della Repubblica”. Ci sarebbe piaciuto che Gasparri avesse manifestato lo stesso sacro sdegno almeno per qualcuna delle numerosissime leggi porcata approvate negli ultimi 20 anni a favore del suo leader, magari a cominciare da quella stessa legge Gasparri che avrebbe dovuto riordinare il sistema radio televisivo. Ma ad attaccare Grasso non sono soltanto i fedelissimi di Berlusconi. Anzi, su questo tema si ricompattano nostalgici ex alleati (che presto lo saranno ancora per esigenze elettorali) come Fabrizio Cicchitto (Ncd): “Grasso? Ho paura che sia uno degli ultimi regali che una persona assai simpatica come Bersani ci ha fatto...”.Se ne è fregato dell’Ufficio di presidenza, prendendo una decisione che arriva in un momento politico delicatissimo e complica ulteriormente le cose”. E non manca ovviamente il figliol prodigo Pierferdinando Casini (UDC), tornato proprio in questi giorni all’ovile di Silvio dopo aver fiutato i venti di poltrona portati alle sue narici dalla nuova bozza di legge elettorale. Casini usa toni più morbidi, ma precisa che “è grave spaccare il Senato o l’organo di presidenza su un giudizio di carattere morale espresso dal Presidente. Spero che oggi in apertura di seduta voglia dare spiegazioni”. E ancora: “E’ una decisione insindacabile ma non indiscutibile. Quando si coinvolge il Consiglio di presidenza e si chiede un parere, “gentlemen’s agreement” vuole che al parere ci si rifaccia. E’ il parere del Senato”. Esplicitamente contrari alla decisione del presidente del Senato, pur con sfumature diverse, anche Lega Nord, Scelta Civica, Gal e Per l’Italia. Massimo sostegno a Grasso, invece, dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle: attraverso il capogruppo Maurizio Santangelo, premettono che “tutto il gruppo è favorevole” alla decisione di Grasso. E notano che “finalmente l’istituzione del Senato restituisce dignità ai senatori ed ai cittadini che sono all’esterno. A difesa di Grasso si levano anche alcune voci dal PD: in una dichiarazione congiunta, i senatori Valeria Fedeli, Rosa Maria Di Giorgi, Angelica Saggese, Silvana Amati, Luciano Pizzetti affermano che “la compravendita dei senatori è un fatto molto grave che ha umiliato il Senato e la nostra democrazia”, e che “il presidente Grasso ha compiuto un atto dovuto”. Anche il loro capogruppo Pierluigi Zanda, ritiene che Grasso non abbia fatto altro che esercitare un “dovere istituzionale regolarmente previsto”. (Fredi Mereu)

Il presidente del Senato Pietro Grasso [Fonte: it.wikipedia.org]

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