domenica 4 maggio 2014

Balla Coi Pesci: Kevin Costner testimonial della Rio Mare. Uno squallore da non credere.

Appena l’ho vista, non ci potevo credere. L’ho dovuta rivedere un paio di volte.
Parlo della pubblicità televisiva di una nota marca di tonno, la Rio Mare, che ha scelto come testimonial della sua ultima campagna l’attore Kevin Costner.
Kevin Costner con le coprotagoniste dello spot Rio Mare [Fonte: www.engage.it]

Lo spot, ambientato nella costiera amalfitana, ha suscitato vibranti polemiche perché i produttori hanno deciso di utilizzare la computer grafica per modificare il paesaggio, alterando così la genuinità e la bellezza dei luoghi: nello specifico, l’antica torre saracena realmente presente su quel tratto di costa, è stata “sostituita” con un faro. Ma non è su questo aspetto che voglio soffermarmi. Ciò che ha colpito me (e non solo me, credo) è la profonda “tristezza” di questa pubblicità, realizzata in due versioni che differiscono l'una dall'altra solo per alcuni dettagli. La trama, in poche parole, si può così riassumere: l’attore americano si trasferisce in una località litoranea in Italia, presumibilmente attratto dalla bellezza dei luoghi ma soprattutto ingolosito, per sua stessa ammissione, dalle delizie culinarie (come mai in Italia? “perché avete una grande cucina e un grande tonno”, è la sua profonda riflessione); il suo arrivo scatena, manco a dirlo, una tempesta ormonale nelle donne del posto.
Tre di queste (le più fortunate? non so, fate voi) vengono invitate a pranzo da Costner, nuovo inquilino del faro sul mare, che le conquista definitivamente dosando con sapienza fascino e cortesia, nell’ambito di un indimenticabile pasto a base di tonno e pomodori. Ora, non è certo la prima volta che star internazionali (del cinema e non solo, compreso lo stesso Costner) si prestano a reclamizzare prodotti di vario genere. Ma
a) c’è modo e modo di farlo, e
b) i risultati possono rivelarsi profondamente diversi.
Nel bene e nel male. E potremmo citare svariati esempi, in un senso e nell’altro.
Ma nel caso di Kevin Costner e della Rio Mare, si è giunti a livelli di squallore difficilmente ripetibili (spero): va bene che il tonno vive in mare, ma qua si è davvero toccato il fondo. E per tutta una lunga serie di motivi.
In primo luogo, secondo la logica di questo spazio promozionale, Costner dovrebbe essere una star e un sex symbol. A prescindere dal fatto che ormai, artisticamente parlando, la stella del regista e protagonista di Balla Coi Lupi si è oscurata già da parecchio tempo (subito dopo i primi anni ‘90), ciò che lascia interdetti è il volerlo far passare ancora oggi come oggetto del desiderio femminile. Ed è un tentativo che può solo naufragare miseramente al cospetto di un’immagine che non è più neanche lontana parente di quella dei tempi andati. E non mi riferisco a fattori anagrafici: sia uomini che donne possono continuare ad essere belli, o affascinanti, o addirittura sexy perfino in età più avanzata rispetto a quella di Costner (che, ricordiamolo, ha solo 59 anni). Il problema è innanzitutto un altro: rispetto ai tempi in cui faceva sognare le donne, Kevin è imbolsito in maniera imbarazzante. E questa è la prima cosa che salta all’occhio di chi (e credo non siano pochi) non lo vedeva da diverso tempo. Il risultato più immediato ed evidente è che l’appesantito attore californiano (peraltro con occhi semichiusi alla Bud Spencer) finisce soltanto per inscenare una misera parodia di se stesso, nella quale si riduce a fare stancamente il piacione, oltretutto con ben poca convinzione e partecipazione. Senza contare che a questa immagine, già di per sé poco edificante, non giova sicuramente la scelta di un abbigliamento simil-briatoresco versione estiva (camicione bianco, calzoni marroni e mocassini): questa mise, indossata per giunta con scarsa naturalezza, a me personalmente ha riportato alla mente alcune fotografie di un ormai vecchio e pingue Anthony Quinn. Inoltre, l’ex Robin Hood del grande schermo recita in questo commercial ancor peggio di quanto facesse in molti dei suoi film (non per niente vinse ben tre Razzie Awards come peggior attore), gigioneggiando con un’aria indolente e palesemente annoiata. Come se tutto questo non bastasse a trasmettere inequivocabilmente il messaggio di una (ex) star palesemente alla frutta, a peggiorare ulteriormente le cose ci si mettono pure una sceneggiatura degna di un bimbo dell’asilo, un doppiaggio del tutto fuori synch, e dei dialoghi non solo banali ma addirittura ridicoli nella sostanza.
Partiamo dalla constatazione che (a rafforzare l’idea di un Costner sex symbol in declino) le tre coprotagoniste femminili dello spot non sono certo delle bellezze, bensì donne ormai addentro agli "-anta", delle quali una ricorda vagamente, per dimensioni, uno scaldabagno. E se il suo peso e quello di Kevin sono il risultato di quanto mangiano, allora temo che per la popolazione mondiale di tonni (già a rischio estinzione) sia davvero arrivata la fine. In tutto questo, il “bel” Kevin decanta le delizie gastronomiche italiche facendo sfoggio di forbito eloquio (“ah, la cucina italiana”, oppure “Rio Mare, così…buonissimo!”) mentre si sollazza, da vero gourmet, nientemeno che con, udite udite, tonno&pomodori (!). Della serie, attento a non sprecarti. E qui, davvero, viene voglia di suicidarsi, o, meglio ancora, di gettare l’adiposo Kevin giù dalla terrazza sul mare: cosa c’entra la tipicità della cucina italiana con un’insalata di tonno e pomodori? Che, come sanno anche le pietre, viene preparata a crudo; ma che, cosa ancor più agghiacciante, è reperibile praticamente in qualunque angolo del mondo. E che non è certo la ricetta italiana per antonomasia. In altre parole: cazzo Kevin, ma per mangiarti una lattina di tonno sottolio accompagnata da pomodori era addirittura necessario trasferirti in Italia? Guarda che avresti potuto farlo senza alcuna difficoltà anche restando a Los Angeles! Ma ecco che, quasi a farci dimenticare questa totale incongruenza, a questo punto dello spot il vecchio gattone Kevin spara le ultime cartucce del suo (quasi nullo) fascino residuo: con mossa felpata e noncurante, piazza al centro della tavola un solitario fiorellino in un misero micro-vasetto. E qui, di fronte ad un gesto di tale galanteria e anche (ma sì, dai) bollente sensualità, una delle tre signore (che poi è quella che l’ha “puntato” fin dal suo arrivo in paese e che è l’unica un po’ presentabile delle tre) si scioglie letteralmente di fronte allo charme del suo famoso anfitrione, senza riuscire a trattenere un’esclamazione con voce rotta dall’emozione e dal desiderio: “che tenero!”. Apprezzamento che il Kevin ormai nazionalpopolare finge di non cogliere nelle sue romantiche implicazioni, attribuendolo invece a quel tonno che per lui è indissolubilmente associato alla peculiarità della gastronomia italiana, e di cui è così ghiotto da aver cambiato continente per poterlo gustare appieno: “certo, è così tenero che si taglia con un grissino”. E giù risatine adulanti da parte delle sue commensali (più svogliate e condiscendenti quelle del nostro consumato seduttore), che sfumano poi per lasciar spazio ad un lapidario slogan pronunciato dalla voce fuori campo di Costner (o più precisamente, del suo doppiatore): “Rio Mare: So Good”. Fine dello spot: finalmente e per fortuna. Infatti, i meno forti a questo punto hanno già vomitato più volte. I più coraggiosi, invece, ancora non credono a quanto hanno assistito. E aspettano che questa reclame (come si diceva in tempi antichi) venga trasmessa di nuovo per sincerarsi di non avere sognato. O meglio, di non aver avuto un incubo. E non dovranno aspettare troppo. Visto che questo così riuscito spot viene riproposto con cadenza martellante. E, ahimè, non è il solo: dopo questo apripista, è iniziata la diffusione di una nuova puntata della saga di “Balla Coi Pesci”. In questo sequel (non ancora disponibile su youtube ma reperibile sul sito www.riomare.it), il nostro stagionato dongiovanni è alle prese con i filetti di salmone, mentre si lascia andare ad allusioni nei confronti della solita ospite innamorata, invitata stavolta a pranzo insieme al marito, designato cornuto in pectore in modo più che evidente. E mi fermo qui, perché non ho la forza di affrontare anche quest’altro penoso spot. [Fredi Mereu]

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